Lo splendore della Verità.
Dostoevskij: la bellezza della natura e dell’arte
Valerio Perna
Dostoevskij si interroga sulla bellezza, un’Idea presente in tutte le sue opere, con molteplici sfaccettature, ma sempre faro-guida di un percorso artistico-interiore più che di un’evoluzione temporale del pensiero estetico.
Prima ancora dei cinque grandi romanzi (Delitto e castigo, L’idiota, I Demoni, L’adolescente, I Fratelli Karamazov) l’autore già si sofferma sullo spettacolo della natura:
Era una notte incantevole, una di quelle notti come ci possono forse capitare solo quando siamo giovani, caro lettore. Il cielo era un cielo così stellato, così luminoso che guardandolo, non si poteva fare a meno di chiedersi: è mai possibile che esistano sotto un simile cielo persone irritate e capricciose? Questa pure è una domanda giovane, caro lettore, molto giovane, ma che il Signore la mandi più spesso alla vostra anima!... (1)
Non c’è cura nella descrizione delle stelle o dei colori del cielo. Il suo schizzo ci ricorda la Notte stellata di Van Gogh e le sue pennellate si fanno più intense e precise nello scrutare i riflessi di questa notte luminosa sul cuore dell’uomo. Non di ogni uomo: vive una simile esperienza solo un giovane, parola ripetuta con insistenza, perché l’innocenza e la purezza, l’ingenuità e la curiosità di quest’età sono elementi imprescindibili per esser pronti ad “uno sguardo che non prende ma riceve, nel silenzio più assoluto della mente, l’unico sguardo che davvero ci potrebbe salvare -- vergine di qualsiasi domanda, ancora non sfregiato dal vizio del sapere -- (...) -- perché sarebbe nulla di più che un meraviglioso stare davanti, noi e le cose, e negli occhi ricevere il mondo tutto”. (2)
La bellezza della natura può catturare solo occhi capaci ancora di stupirsi, di fermarsi a contemplare e di credere in quello che vedono. Allora un paesaggio incantevole, o un raggio di sole offrono una serenità ed una dolcezza improvvisa, così come accade a Vanja, protagonista di Umiliati e offesi.(3) Esiste un legame diretto fra la bellezza e l’anima, un legame rasserenante ma al tempo stesso misterioso.
Quando avevo dieci anni, d’inverno chiudevo gli occhi apposta e m’immaginavo una foglia verde, d’un bel verde acceso, con le venature; e il sole che brillava. Aprivo gli occhi e non ci credevo, perché era tanto bello; poi li richiudevo.
--Che cosa sarebbe? Un’allegoria?
--N… no… perché? Non è un’allegoria, ma semplicemente una foglia, soltanto una foglia. La foglia è bella. Tutto è bello.(4)
(1) F. Dostoevskij, Le notti bianche, Newton & Compton Editori, Roma 1994, p. 23.
(2) A. Baricco, Oceano mare, Rizzoli, Milano 1997, p. 38.
(3) F. Dostoevskij, Umiliati e offesi, Mondadori, Milano 2000, pp. 3 – 4.
(4) F. Dostoevskij, I Demoni, Newton & Compton Editori, Roma 2001, p. 183.