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Atti del Convegno 2005

Acta Fhilosophica Atti del Convegno 2005 Atti del Convegno 2003
 

Presentazione
"Atti del Convegno 2005. Il ritorno a Casa"

Aprile 2005: un mese che nel cuore di tanti rimane legato all'agonia e trapasso di Giovanni Paolo II e al conclave che ne indicò il successore in Benedetto XVI . A Roma, e proprio alla fine di quel mese, nei giorni 28 e 29, era prevista la seconda edizione del convegno di Poetica & Cristianesimo [1] . Sulla fattibilità dell'incontro si temette finché la data dell'inaugurazione del pontificato non fu fissata per il 24 aprile. Tuttavia, questo rapporto fra gli eventi romani di aprile e il convegno è tutto sommato tangenziale, perché l'avvicendamento incide in maniera più profonda nell'essenza stessa del nostro seminario permanente.

Il magistero di Giovanni Paolo II ha abbondato di luci sull'intreccio fra creazione artistica e messaggio cristiano. Un documento quanto mai eloquente è la Lettera agli artisti , dell'anno 1999. Orbene, da Benedetto XVI c'è da aspettarsi spunti non meno validi per la nostra riflessione, ma sono già numerose le anticipazioni nel lavoro che come teologo ha finora svolto. Senza aver passato al vaglio tutta la sua produzione – né sapere se mai ci potrei riuscire –, mi avventuro a segnalare come testo puntuale e pregnante una sua conferenza poi pubblicata con il titolo «Ferito dal dardo della bellezza. La croce e la nuova “estetica” della fede» [2] . L'allora cardinale Ratzinger vi affermava: «La bellezza ci mette in relazione con la forza della verità. Io ho espresso sovente la mia convinzione che la vera apologia del cristianesimo, ovvero la prova più persuasiva della sua verità, contro ogni negazione, sono da un lato i santi, dall'altro la bellezza che la fede è stata capace di generare. Affinché oggi la fede possa crescere dobbiamo facilitare a noi stessi e alle persone in cui c'imbattiamo l'incontro con i santi, il contatto con il bello» [3] .

C'è una sintonia di fondo fra questa convinzione ed il tono dominante negli interventi del convegno del 2003, come anche in quelli del 2005. In quest'ultimo abbiamo vissuto inoltre un'esperienza immediata che diede particolare vitalità alle due giornate. L'intervento di Susanna Tamaro è consistito nella lettura professionale, alla sua presenza, di brani scelti delle sue opere [4] . Ritengo rilevante questa lettura perché, in mezzo alle molte riflessioni sulla creazione artistica, era l'unica vera e propria performance del convegno [5] , e assumeva il valore di un'epifania che gli esempi proposti in alcune delle relazioni (brani di film, di opere musicali, ecc.) non erano in grado di offrire con altrettanta compiutezza.

Il convegno, incentrato sul tema “Il ritorno a casa”, è avvenuto nel centenario di El Quijote , un ritorno memorabile di cui si è occupato Ignacio Arellano. Altri ritorni di valore universale toccati nel convegno sono stati quello di Ulisse [6] e quello del figliol prodigo, calato nel concreto da Juan Manuel de Prada nel più vigoroso fra i possibili modi: le sua propria vita.

Autori in cui sono stati contemplati singoli ritorni o la natura del ritorno sono Dante [7] , Cervantes e Quevedo [8] , Schubert e Chopin [9] , Emily Dickinson [10] , Anton Céchov [11] , Gilbert Keith Chesterton [12] , James Joyce [13] , Antoine de Saint Exupéry [14] , Pablo Picasso [15] , John Ronald Reuel Tolkien [16] , Cristina Campo [17] , Victoria Ocampo [18] , Philip Dick [19] , William Wyler [20] , Jorge Luis Borges [21] , Frank Capra [22] , Graham Greene [23] , Miguel Torga [24] , Karol Wojtyla [25] ; Meira Delmar [26] , Gene Wolfe [27] , Ridley Scott [28] , Gustavo González Villanueva [29] , Helena Ospina [30] , Ethan e Joel Coen [31] , Eric-Emmanuel Schmitt [32] , per restare nell'ambito degli autori studiati in modo diretto dai diversi interventi.

Per la loro levatura storica e filosofica si segnalano gli interventi di Mariano Fazio (sulla valenza cristiana del medioevo e della modernità; su quanto sia casa nostra la trascendenza e cosa sia successo in quel passaggio epocale), Lorenzo Marras (interrogazione metafisico-teologica sulla validità dell'argomento stesso del nostro convegno) e Juan Carlos Mansur (sul ruolo del bello nella condizione esiliata dell'uomo).

Il ritorno a casa offre un ampio ventaglio di possibilità di focalizzare argomenti quale naturalmente che cos'è ciò che chiamiamo casa [33], e anche cosa vuol dire accogliere a casa, vale a dire l'ospitalità [34], che cos'è l'ordinarietà domestica [35] , la famiglia [36] , l'intimità [37] , l'incontro [38] , il viaggio [39] , il ricordo [40] , la patria [41] , l'identità [42] , l'esilio [43] , memoria storica [44] , nostalgia [45] , l'attesa [46] , la speranza [47] , la catarsi [48] , la conversione [49] , l'aldilà [50] , la salvezza [51] ...

Se vogliamo individuare le arti ed i generi rappresentati, si vedrà che oltre ai classici [52] , al cinema [53] e al romanzo [54] , che sono sin dall'inizio del seminario permanente la presenza più consistente, c'è stata una buona attenzione anche al racconto [55] e alla poesia [56] , e non sono mancati interventi sulla serialità televisiva [57] , la musica [58] , l'architettura [59] e le arti figurative [60] .

Siccome gli approcci puri alle arti sono lungi dal distinguere il profilo di Poetica & Cristianesimo [61] , abbiamo presenziato a intrecci vari fra arti e fra generi, di cui forse il più praticato è stato quello fra romanzo e cinema [62] . Cosa voglia dire fedeltà nel portare una storia sullo schermo è un quesito complesso almeno quanto quello sulla fedeltà nel ritrarre un soggetto su una tela, come rivela questo scambio di battute fra due bambini e il loro padre pittore: «—Perché hai fatto gli occhi bianchi al Rebbe? Gli occhi del Rebbe non sono bianchi. —Papà li vede bianchi. Sente che sono bianchi. Quando riuscirai a capirlo?» [63] Mi viene anche alla memoria una lettera in cui Beethoven mette in rilievo quant'è difficile trascrivere per strumenti ad arco un'opera originariamente concepita per pianoforte, «strumenti che sono, sotto tutti gli aspetti, assolutamente differenti fra loro», al punto che «non soltanto interi passaggi dovrebbero essere completamente omessi o modificati, ma altri dovrebbero essere aggiunti» [64] .

Quindi l'omettere, il modificare, l'aggiungere, ben possono far parte d'una strategia di fedeltà, il che si può capire solo se l'orizzonte in cui si è collocati è più largo di quello che offre una sola arte, genere o disciplina. A questo, che pare abbastanza ovvio, manca ancora qualcosa che sembra essere convinzione diffusa fra gli amici di Poetica & Cristianesimo : quell'orizzonte, anche nel caso che comprendesse svariate arti e discipline, non sarebbe sufficiente se il loro legame non fosse la persona umana, che nelle sue opere – artistiche e non – rispecchia la sua condizione di apertura alle altre persone e ad un «oltre» rispetto a tutte le persone a lei simili. Infatti, «in quanto ricerca del bello, frutto di un'immaginazione che va al di là del quotidiano, [ l'arte ] è, per sua natura, una sorta di appello al Mistero. Persino quando scruta le profondità più oscure dell'anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l'artista si fa in qualche modo voce dell'universale attesa di redenzione» [65] . Così scriveva Giovanni Paolo II ; e il teologo Ratzinger, dal canto suo, affermava negli anni '80: «Un teologo che non ami l'arte, la poesia, la musica, la natura, può essere pericoloso. Questa cecità e sordità al bello non è secondaria, si riflette necessariamente anche nella sua teologia» [66] .

Il percorso più congeniale a Poetica & Cristianesimo , però, viaggia in direzione opposta: l'artista che è sensibile alla dinamica della fede. Dove possiamo trovare qualche testimonianza in questo senso? Penso che esse non manchino, anche se trovare le dichiarazioni esplicite può comportare una ricerca impegnativa. Un caso che ci agevola il lavoro – perché esplicito – è quello del compositore francese Olivier Messiaen (1908-1992), che visse da cattolico coerente e si sforzò sempre di godere d'una formazione religiosa pari all'eccellenza della sua professione artistica. Trovo in lui una descrizione dell'apertura dell'arte alla trascendenza che, sebbene riguardi immediatamente la musica, in ultima analisi è valida per ogni arte. In un'opera dedicata a San Francesco d'Assisi egli fa dire a un angelo: «Dio abbaglia per eccesso di Verità; la musica ci porta a Dio per difetto di verità». Messiaen spiegava, quando veniva interrogato in proposito, che «le arti, specialmente la musica, ci permettono di penetrare in campi che sono al di là della realtà sensibile, ma che non sono irreali. Per l'artista, sono i campi della poesia, della fantasia, del sogno; per il cristiano è il campo della fede. “Beati coloro che credono senza aver visto”. Essi non hanno visto, ma hanno la segreta intuizione di ciò che non vedono. Io penso che la musica è capace di esprimere, più di altre arti, questo aspetto dell'aldilà, di ciò che è al di là del reale. Ed è capace di esprimerlo per difetto di verità, cioè proprio perché ci offre soltanto un'immagine simbolica di quell'altra realtà. Dio solo è l'unica realtà vera, totalmente vera che sorpassa ogni verità» [67] . In altre parole: la verità di Dio, che ci abbaglierebbe, si presenta come filtrata nelle opere d'arte, che così ce la fanno intuire e assaporare, senza farci credere che quella verità sia già tutta qui.

Si opera quindi una reciproca illuminazione. Se ricorriamo alla centralità della persona per trovare il legame fra le arti, essa ci rimanda alla nozione di mistero. D'altra parte, quando il mistero definisce l'oggetto del proprio studio, l'esperienza artistica comunica una congenialità, una facoltà di percepire – di vedere – che la pura ragione non è in grado di elargire. Donde l'aspirazione di Poetica & Cristianesimo a «facilitare a noi stessi e alle persone in cui c'imbattiamo l'incontro con i santi, il contatto con il bello».

Rafael Jiménez Cataño
5 febbraio 2006



[1] Comitato Organizzativo: Juan José García-Noblejas (Presidente), Rafael Jiménez Cataño, John Wauck, Pablo Pérez-Rubio (Segretario).

[2] Josef Ratzinger , In cammino verso Gesù Cristo , San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, pp.27-34 ( Unterwegs zu Jesus Christus , Sankt Ulrich Verlag, Augsburg 2005). Il testo è un intervento al Meeting di Rimini (1993). Devo la segnalazione al nostro amico compositore Nikolaus Schapfl, di cui c'è una comunicazione negli atti del primo convegno: AAVV, Poetica & Cristianesimo , Edusc, Roma 2005, pp.515-519.

[3] O.c. , p.32. Uno dei motivi per cui trovo significativa questa conferenza di Josef Ratzinger è che non si inquadra in un contesto di liturgia né di arte sacra, come capita in molte altre sue riflessioni sull'arte.

[4] Sono intervenuti gli attori Maja Monzani e Paolo Tommasi, sotto il coordinamento di Paolo Antonio Simioni.

[5] Come attività parallela, lo stesso Simioni offrì sotto la sua regia, nei due giorni di convegno, uno spettacolo teatrale nei locali dell'attigua chiesa di Sant'Agostino: «Studio e Variazioni su Gli Emigranti di Mrozek», con Alessandro Milazzo e Fabrizio Montefusco.

[6] M.P. Chirinos, T. Baviera-J.M. Mora, J. Salazar, M. Noguera Tajadura, A. Sánchez Escalonilla.

[7] P. Di Paolo.

[8] I. Arellano.

[9] P.P. Bellini.

[10] M. Díez Bosch.

[11] A. Martínez Illán.

[12] S. Hanssen.

[13] T. Baviera-J.M. Mora.

[14] V. Perna.

[15] J. Latorre.

[16] Luisa Cotta Ramosino, A. Monda.

[17] A. Méndiz.

[18] H. Ospina.

[19] G. Cogliandro.

[20] A. Muruzábal.

[21] J. Salazar.

[22] C.S. Brenes.

[23] E. Fuster.

[24] M. Noguera Tajadura.

[25] L. De Ritis, B. Piotrowski.

[26] L. Ballesteros.

[27] J. Farrell.

[28] Laura Cotta Ramosino.

[29] J.M. Cabrera.

[30] V. Valembois.

[31] J.J. García-Noblejas.

[32] J.-A. Rocha Scarpetta.

[33] M.P. Chirinos, Laura Cotta Ramosino, M. Díez Bosch, S. Hanssen, J.C. Mansur, A. Muruzábal, M. Noguera Tajadura, P. Di Paolo, B. Piotrowski, M. Way.

[34] M.P. Chirinos, V. Valembois.

[35] S. Hanssen, I. Arellano, P.P. Bellini, M.P. Chirinos, V. Perna.

[36] Laura Cotta Ramosino, J.M. de Prada, S. Hanssen, A. Muruzábal, B. Piotrowski.

[37] M.P. Chirinos, H. Ospina, S. Tamaro.

[38] L. Ballesteros, L. De Ritis, E. Fuster.

[39] I. Arellano, P.P. Bellini, G. Cogliandro, Laura Cotta Ramosino, L. De Ritis, J. Farrell, L. Marras, A. Monda, V. Valembois, M. Way.

[40] L. Ballesteros.

[41] B. Piotrowski, M.-A. Tardivo, M. Way.

[42] C.S. Brenes, G. Cogliandro, J. Farrell, J. Latorre, A. Muruzábal, E. Picariello, B. Piotrowski, J.-A. Rocha Scarpetta, S. Tamaro, M.-A. Tardivo, M. Way.

[43] J. Farrell, M. Fazio, J.C. Mansur, A. Muruzábal, J. Salazar, A. Sánchez Escalonilla, M. Way.

[44] T. Baviera-J.M. Mora, E. Picariello.

[45] M.P. Chirinos, P.P. Bellini.

[46] A. Méndiz.

[47] C.S. Brenes, J.M. Cabrera, L. De Ritis, M. Fazio, E. Fuster, S. Hanssen, M.-A. Tardivo.

[48] P. Braga, M. de Prada, J.J. García-Noblejas.

[49] J.M. de Prada, J. Farrell, E. Fuster, S. Hanssen, L. Marras, A. Méndiz.

[50] Laura Cotta Ramosino, M. Díez Bosch, M. Fazio, J.C. Mansur, A. Muruzábal.

[51] G. Cogliandro, Luisa Cotta Ramosino, M. Fazio, J. Latorre, J. Salazar.

[52] I. Arellano, M.P. Chirinos, P. Di Paolo, J.J. García-Noblejas, J. Salazar, A. Sánchez Escalonilla.

[53] C.S. Brenes, L. e L. Cotta Ramosino, E. Fuster, J.J. García-Noblejas, A. Martínez Illán, A. Monda, A. Muruzábal, J.-A. Rocha Scarpetta, A. Sánchez-Escalonilla, S. Tamaro, M. Way.

[54] I. Arellano, T. Baviera-J.M. Mora, J. Farrell, G. Cogliandro, L. e L. Cotta Ramosino, E. Fuster, J.-A. Rocha Scarpetta, A. Sánchez Escalonilla, S. Tamaro.

[55] A. Martínez Illán, M. Noguera Tajadura, V. Perna, J. Salazar, S. Tamaro.

[56] L. Ballesteros, J.M. Cabrera, L. De Ritis, M. Díez Bosch, S. Hanssen, A. Méndiz, H. Ospina, B. Piotrowski, V. Valembois.

[57] P. Braga.

[58] P.P. Bellini, M.-A. Tardivo.

[59] E. Picariello.

[60] J. Latorre, J. Salazar.

[61] Ne è prova, oltre ai convegni finora svolti, il blog del seminario permanente: http://www.poeticsandchristianity.org/

[62] L. e L. Cotta Ramosino, E. Fuster, J.-A. Rocha Scarpetta, A. Sánchez-Escalonilla, S. Tamaro.

[63] Chaim Potok , Il dono di Asher Lev , Garzanti, Milano 1997, p.352 (orig.: The Gift of Asher Lev , 1990).

[64] Lettera del compositore agli editori Breitkopf & Härtel, di Lipsia (Vienna, 13 luglio 1802), in Beethoven , Autobiografia di un genio. Lettere, pensieri, diari , Oscar Classici Mondadori, Milano 1996, p.40. La lettera è legata alla trascrizione che lo stesso Beethoven fece della sua sonata per pianoforte in mi maggiore op.14, n.1. Il quartetto risultante (in fa maggiore) non si trova facilmente perché non entra nei raggruppamenti tradizionali dei suoi quartetti. Beethoven intraprese il lavoro in risposta a trascrizioni che altri avevano fatto di sue opere per pianoforte.

[65] Giovanni Paolo II , Lettera agli artisti , n.10.

[66] Rapporto sulla fede , Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1985, p.134.

[67] Olivier Messiaen , Musique et coleur. Nouveaux entretiens avec Claude Samuel , Belfond, Paris 1986, p.163, citato da Rodolfo Venditti , Ascoltare l'Assoluto. Musica classica e annuncio cristiano , Effatà Editrice, Torino 2005, p.244. Devo a R. Venditti anche la spiegazione complessiva del testo.

 
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