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Otto chiavi di lettura dell opera teologica di Joseph Ratzinger, secondo monsignor Bruno Forte
Intervento dell'Arcivescovo di Chieti-Vasto al I Corso di Specializzazione in Informazione Religiosa

Zenit - Codice: ZI06061905 - Data pubblicazione: 2006-06-19

ROMA, lunedì, 19 giugno 2006 (ZENIT.org).- Intervenendo venerdì scorso all'ultima giornata del I Corso di Specializzazione in Informazione Religiosa organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce di Roma, monsignor Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, ha presentato otto chiavi di lettura dell'opera teologica di Joseph Ratzinger.
Il presule è partito dall'analisi del contesto storico-culturale in cui è maturata l'opera teologica di Benedetto XVI, constatando che, se dopo il 1968, tempo dell'utopia, di fronte alla visione di un Deus otiosus sostanzialmente inutile maturò la convinzione anti-ideologica che ha caratterizzato la sua opera, dopo il 1989, quando prevalsero il tempo del disincanto e l'idea del Deus mortuus, la sfida ratzingeriana divenne proporre orizzonti di senso, di gioia e di speranza.
È in questo periodo, ha affermato monsignor Forte, che Joseph Ratzinger ha elaborato il concetto di Deus caritas, che mostra come il tema della sua prima Enciclica sia stato quindi lungamente maturato.
La seconda tappa è l'indicazione del compito che Joseph Ratzinger si è assunto con la sua teologia, testimoniare con il servizio dell'intelligenza la Parola tra le parole degli uomini, ovvero una diaconia della verità nella casa della verità, cioè la Chiesa.
Secondo l'Arcivescovo, infatti, non si può comprendere la verità di Dio senza un circolo ermeneutico che la renda sensata per noi, perché Dio non lo si incontra nella solitudine, ma in una comunità memorante e narrativa, che al tempo stesso è la comunità interpretativa della verità a noi trasmessa.
Quanto al significato del credere, monsignor Forte, citando le parole dello stesso Ratzinger in Introduzione al cristianesimo, ha osservato che credere significa dare il proprio assenso a quel senso che non siamo in grado di fabbricarci da noi ma solo di ricevere come un dono, sicché ci basta coglierlo e abbandonarci ad esso.
Il Dio in cui si crede, ha proseguito il presule illustrando la quarta tappa del suo ragionamento, può essere solo un Dio personale, Dio padre, quale è rivelato nella storia biblica come Dio vivente, ovvero Dio di Gesù Cristo. Non si può infatti amare un Dio ignoto, ma solo uno personale, che ci rivolge la parola e al quale noi possiamo allo stesso modo rivolgerci.
In questo contesto, il rapporto tra uomo e Dio deve essere caratterizzato dal passaggio dal dualismo che ha contrapposto umano e divino, fede e ragione in molte stagioni dello spirito moderno alla corrispondenza e all'incontro senza conclusione. L'umano e il divino si incontrano ma non si confondono in Gesù Cristo, ha osservato il presule.
Secondo monsignor Forte, tra umano e divino c'è allo stesso tempo un rapporto di negazione, di affermazione e di superamento: il divino nega l'umano violando il duro involucro dell'autoesaltazione, che copre la magnificenza di Dio, lo afferma nel dinamismo di desiderio di Dio che è costitutivo dall'essere umano e lo supera perché Dio non è la risposta all'attesa dell'uomo, ma è sempre superiore, è l'oltre che ci raggiunge, ci turba e ci inquieta.
La sesta chiave di lettura dell'opera teologica ratzingeriana è la Chiesa, luogo in cui abita Dio. La Chiesa deve sempre vivere nella docilità allo Spirito e deve essere pronta a riconoscere resistenze allo Spirito, ha sottolineato, osservando che è quindi importante riconoscere le colpe del passato.
Quanto all'escatologia, tema dominante nel pensiero ratzingeriano, per monsignor Forte l eskaton ha un triplice senso: in primo luogo, quello relativo all'identità del cristianesimo e della Chiesa. Il cristiano, ha affermato, è un prigioniero del futuro di Dio, che deve misurare le sue scelte sull'orizzonte di Dio infinito.
L'eskaton è anche prolessi, cioè anticipazione, perché il cristiano vive in un'esperienza anticipata e anticipante delle cose ultime per la fede e i sacramenti, ma è anche riserva critica, perché a volte il cristiano va controcorrente.
L'ultima tappa illustrata da monsignor Forte è l'icona riassuntiva di quest'opera teologica, Maria, sintesi dell'ecclesiologia, icona concreta e personale in cui si esprimono le coordinate del pensiero cristiano.
Monsignor Forte ha concluso il suo intervento sottolineando le differenze tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, due personalità accomunate dall'impostazione spirituale. Se Papa Wojtyla era un antropologo personalista, Papa Ratzinger è teologo, quasi catecheta, portatore della possibilità dell'incontro di tradizioni e culture diverse, ha spiegato.
Il I Corso di Specializzazione in Informazione Religiosa si è svolto presso la Pontificia Università della Santa Croce dal 3 marzo al 16 giugno.
Durante il Corso professori di varie Università Pontificie ed Atenei romani si sono alternati nell esposizione di temi riguardanti l'informazione religiosa, al fine di offrire alcune chiavi di lettura per meglio comprendere la Chiesa cattolica.